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SIAMO DAVVERO COSI’ RAZIONALI COME PENSIAMO?

SIAMO DAVVERO COSI’ RAZIONALI COME PENSIAMO?

Negli ultimi decenni, anche attraverso la psicologia cognitiva, si è consolidata la teoria secondo cui è impossibile per l’uomo adottare un pensiero esclusivamente razionale perché la mente umana utilizza, per prendere qualsiasi decisione, delle euristiche. La parola ‘euristica’ deriva dal greco heurískein (trovare) e rappresenta le abilità acquisite dal cervello umano nel corso dell’evoluzione e risultate fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo. Durante l’evoluzione infatti una serie di comportamenti intuitivi hanno consentito all’Homo Sapiens di sopravvivere in ambienti ostili, in un mondo di prede e predatori dove le decisioni da prendere dovevano essere rapide ed efficaci. In molti casi l’utilizzo di euristiche funziona correttamente, ma in altri rischia di produrre dei giudizi distorti e di portare a conclusioni errate o distorsioni cognitive (detti anche Bias).

Dobbiamo molto alle intuizioni di un economista, psicologo e informatico americano, Herbert Simon nel comprendere come l’uomo non vada sempre alla ricerca della soluzione ottimale ma spesso effettua delle “scelte soddisfacenti”: dai risultati dei suoi studi, si può comprendere come le euristiche non conducono sempre e necessariamente alla decisione giusta ma a quella più veloce, rapida, soddisfacente e che richiede meno dispendio energetico. Le euristiche indicano la scelta più efficiente in termini di risparmio energetico e temporale che, tuttavia, può portare a scelte sbagliate a causa degli errori cognitivi, i suddetti Biases, cioè tendenze distorsive che avvengono abitualmente nei processi cognitivi.

Il bias è dunque parte dell’essere umano e quindi anche chi effettua le analisi dei rischi o le indagini a seguito di incidenti o infortuni sono suscettibili, inconsciamente, alle loro influenze. Pertanto conoscere il potenziale “campo applicativo”, la natura e l’effetto di questi bias, per poi prevenirne o attenuarne l’effetto, sicuramente migliora i risultati di quelle attività dove l’agire umano riveste un ruolo fondamentale.

E’ possibile considerare questi fattori nelle attività di valutazione dei rischi e di indagine sugli infortuni, come nelle attività professionali o nelle scelte di tutti i giorni, cercando di individuare i bias più comuni per poi proporre degli strumenti di mitigazione quali ad esempio una specifica attività, informativa e di formazione, a sostegno del professionista che effettua le valutazioni e l’indagine.

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